Le mille sfumature di colore, le diverse composizioni tinte in capo, le fibre riciclate, la ricerca di finissaggi e le composizioni atte a migliorare la mano, i capi in maglia e gli strass: una mini-guida che illustra i rischi di difettosità sui tessuti
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Chi lavora nel settore del Fashion segue le tendenze di colori, tessuti, materiali e di design: look ad effetto “wow”, ma che non sono esenti da rischi nella fase dell’indosso e manutenzione. Gli aspetti che qui prenderemo in esame riguardano il colore, le diverse composizioni tinte in capo, le fibre riciclate, il rischio della stramatura, i capi in maglia e gli strass.
COLORE
Il colore è un grande protagonista dei tessuti innovativi, rivisitati sulla base delle nuove tendenze di sostenibilità ambientale.
Occorre tuttavia prestare particolare attenzione alla solidità del colore, che sia naturale o sintetico. Spesso infatti si utilizzano pigmenti non legati chimicamente al tessuto di base, non appropriati per via delle condizioni di tintura o per l’utilizzo di leganti scorretti.
Macchie in tintura su capi con parti a diversa composizione tinti in capo


La scelta di tingere in capo, con coloranti diretti, i capi realizzati con due tessuti uniti tra loro a diversa composizione – per esempio con una parte in cotone al 100% e l’altra parte in cotone al 40% e 60% nylon – è finalizzata a ottenere una diversa tonalità tra le due parte. Il risultato infatti è un capo più scuro nella parte in cotone rispetto alla altra parte in nylon /cotone. (Fig. 1A+1B).
A seguito della tintura si possono evidenziare, sulla parte in nylon/cotone, alcuni puntini colorati nello stesso colore della parte in 100% cotone (Fig. 2). Estraendo il filo dalla zona difettata, si rileva sul filato la presenza di un neps costituito da cotone che si è tinto più intensamente, nello stesso modo della parte in 100% cotone (Fig. 3).


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La solidità del colore alla luce secondo normativa si esprime con un valore nella scala di giudizio da 1 (pessimo) a 8 (ottimo): si valuta il degrado del campione dopo l’esposizione alla luce con l’apparecchio “SolarBox”, confrontandolo con la scala dei blu, costituta da 8 strisce di lana a vari stadi di degrado.

Per l’abbigliamento il valore di degrado 4 è buono e tale da non dare luogo a problematiche di sbiaditura durante l’indosso e l’esposizione in negozio. Il valore 3/4 non dà problemi durante l’indosso, ma può generare viraggi di colore nell’esposizione in negozio, dietro una vetrina o sotto i faretti.
Il valore 3 può portare a viraggi di colore uniformi durante l’indosso se esposto alla luce e, sicuramente, a forti viraggi di colore nell’esposizione dietro vetrina o sotto i faretti in negozio.
Valori insufficienti a garantire le prestazioni di uso giudizio degrado 2, 2-3 e in alcuni casi 1-2.




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CAPI DA FIBRE RICICLATE
Acquistare capi di abbigliamento in cotone e in lana riciclati contribuisce in modo rilevante alla salvaguardia dell’ambiente, limitando l’impatto ambientale e sociale della Moda e incentivando lo sviluppo di un’economia circolare.
Il metodo di riciclaggio più utilizzato è quello meccanico, che si basa sullo sfilacciamento del materiale e sulla successiva parallelizzazione delle fibre in un nastro, poi sottoposto a filatura.

Il riciclo può essere generato da due diverse fonti:
- Pre-consumo, che comprende gli sfridi e gli avanzi di produzione (ad esempio, filati e sottoprodotti di tessuti scartati al momento del taglio) (Fig. 4);
- Post-consumo, che comprende vecchi abiti che non utilizziamo più, tessili per la casa, materassi e cuscini, tappeti e simili.
Poiché è più semplice riciclare il pre-consumo rispetto al post-consumo, la maggiore quantità di rifiuti tessili da dover gestire è quella post-consumo.
I rischi delle fibre riciclate
Gli scarti pre-consumo e post-consumo, invece di essere smaltiti come rifiuto, possono essere riportati allo stato di fibra e nuovamente filati, fino a realizzare un tessuto che è poi utilizzato per un nuovo capo di abbigliamento.
La qualità del cotone e della lana riciclata non ha le medesime caratteristiche della fibra originale: in particolare cambiano la lunghezza della fibra e la resistenza meccanica. Ogni volta che una fibra viene rigenerata, infatti, si accorcia la sua lunghezza e, di conseguenza, diminuisce la sua resistenza al pilling (Fig. 5+6).


Per sopperire a simili mancanze, spesso è necessario miscelare il cotone o la lana rigenerati con altre fibre. Inoltre, al fine di rimediare alla ridotta lunghezza delle fibre si aumenta la torsione, a discapito però della mano del tessuto; tra le fibre naturali, ad esempio, il cashmere rigenerato – pur mantenendo tutte le proprie qualità – risulta più “grezzo” al tocco a causa della forte torsione impartita per rendere la fibra più resistente.
Il costo del cotone riciclato poi, a differenza della lana, è generalmente più alto rispetto al cotone vergine, a causa della difficoltà di produzione (cernita del materiale e del colore): in aggiunta, a monte bisogna rimuovere gli accessori in metallo come bottoni e cerniere, che potrebbero interferire con il processo di riciclo.
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- STRAMATURA TESSUTI
- CAPI IN MAGLIA
- APPLICAZIONE STRASS
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