articolo di Avv. Giuseppe Croari – Dott.ssa Silvia Di Paola
Secondo le Nazioni Unite, il 35% delle donne ha subito almeno una forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, e in alcuni Paesi questo dato sale fino al 70%.
Ogni anno circa 87.000 donne vengono uccise; il 58% di queste per mano di partner o familiari. Questo significa che ogni giorno, a livello globale, 137 donne muoiono per mano di persone che conoscono. E l’Italia, purtroppo, non è esente dal problema. Nel nostro paese, infatti, nel corso del 2024 si sono registrati più di 100 femminicidi.
Storie tragiche di ragazze e di donne i cui nomi, portati alla ribalta dalle cronache, sono spesso diventati tristemente noti.
Il ruolo della Moda
La Moda, spesso percepita come un settore legato esclusivamente all’estetica e al consumo, ha acquisito negli ultimi anni una dimensione più profonda, diventando un potente strumento per sensibilizzare e combattere la violenza di genere.
Attraverso sfilate, campagne, collaborazioni con organizzazioni no-profit e il coinvolgimento di celebrità e influencer, la Moda ha assunto il ruolo di veicolare messaggi forti contro la violenza sulle donne nonché di promuovere cambiamenti culturali significativi.
La violenza di genere raccontata dagli stilisti

Molti stilisti hanno scelto di usare le loro collezioni per sensibilizzare riguardo alla violenza di genere. Fra questi, un ruolo di primo piano è rivestito dalla designer britannica Vivienne Westwood che, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ha installato, nel suo store di Milano, un manichino che reca impressi i segni della violenza che rimangono sul corpo delle vittime.
Come simbolo della lotta alla violenza sulle donne, la Maison Gucci, con l’allora direttore artistico Sabato De Sarno, ha invece portato in passerella le slingback Signoria Rosso Ancora la cui parte del ricavato è stata destinata ad un centro antiviolenza.
Le iniziative da parte del mondo della Moda per contrastare la violenza di genere sono, in effetti, numerose. Si pensi, ancora, alla sfilata di Dior diretta da Maria Grazia Chiuri, in città del Messico, che ha visto come protagonisti meravigliosi abiti bianchi con ricamati cuori rosso sangue, scarpette rosse e varie scritte, tra cui quella “Viva mi vida”, assunta come frase emblematica contro la violenza sulle donne. Un impegno altrettanto significativo è quello investito dalla stilista Miuccia Prada che ha più volte riportato il tema della violenza di genere sulle sue passerelle, dapprima riproducendo sui suoi abiti i volti delle donne vittime di violenza e poi creando una apposita linea di abiti antistupro come chiaro segno di lotta e protesta.
In tema di lotta contro la violenza sulle donne, il Consiglio dei Ministri ha da poco approvato il disegno di legge sul delitto di femminicidio, che diventa reato autonomo rispetto al delitto di omicidio, punibile con l’ergastolo.

Il DDL prevede altresì anche aggravanti e aumenti di pena per i reati di maltrattamenti, stalking, violenza sessuale e revenge porn. La nuova normativa impone ai PM di ascoltare direttamente le vittime e di adempiere agli obblighi informativi senza delegare l’audizione alla polizia giudiziaria.
Il DDL limita i benefici penitenziari per i reati del codice rosso e garantisce alle vittime il diritto di essere avvisate sull’uscita anticipata dei colpevoli.
Conclusioni
In tale contesto, il ruolo della Moda diventa sempre più importante. Non si tratta infatti più solo di un mondo superficiale fatto di vestiti e tendenze ma di uno strumento potente di espressione, denuncia e cambiamento sociale. Attraverso campagne di sensibilizzazione, iniziative solidali e l’empowerment delle donne, la Moda sta diventando una forza positiva per sensibilizzare le masse, combattere la violenza di genere e promuovere una cultura di rispetto e uguaglianza.