Tratto da Technofashion di febbraio, pag. 60
«Non chiamatemi stilista, perché non sono mai stato in grado di disegnare una silhouette», racconta e scrive Roberto Cavalli nel libro autobiografico intitolato “Just Me” uscito nel 2013. «Il mio talento, piuttosto, è trovare ciò che rende speciale un tessuto, un abito, una donna, pensando sempre alla moda come fosse un sogno prêt-à-portér, pronto per essere indossato».
La personalità unica e artistica di Roberto Cavalli si traduce in abiti dallo stile inconfondibile, spregiudicato, sensuale, estroso e mai convenzionale, che sfilano sulle passerelle dell’alta moda femminile. Abiti in cui un ruolo determinante è svolto dal tessuto stampato, con le grafiche animalier, diventate un’icona del brand, alle quali si sono aggiunti rappresentazioni di frutti mediterranei e tropicali, e altri motivi che traggono ispirazione dalle esperienze di viaggio e dalla natura.
Abiti che richiedono una grande attenzione e cura nella scelta dei tessuti, delle stampe e nella combinazione di diversi materiali e differenti texture. Tutto questo comporta quindi anche una grande complessità nelle lavorazioni che necessitano forti competenze artigianali insieme alle più moderne tecnologie informatizzate.
«La Roberto Cavalli, – spiega Paolo Ottolia, Product Manager RTW – è un’azienda che affonda le sue radici in un concetto artigianale del prodotto molto complesso per la scelta dei materiali, con esigenze di progettazione piuttosto specifiche. Il tutto facendo i conti con tempi-ciclo molto ristretti dovendo presentare sei collezioni all’anno».
Per questo motivo, da tempo nel reparto di progettazione della maison fiorentina si utilizzano stazioni di lavoro CAD in grado di velocizzare e rendere qualitativamente costanti e ripetibili le fasi di progettazione delle collezioni.
Risolvere la difficoltà di lavorare con tessuti stampati
«Un ulteriore aspetto che ci caratterizza – aggiunge Ottolia – sono i tessuti stampati che rappresentano uno dei tratti distintivi di tutte le nostre collezioni. La nostra fortuna è di essere dotati di una stamperia interna, dove poter fare tutte le prove prima di stampare i nostri tessuti, che ci permette anche di porre la massima attenzione sui disegni.
In fase di progettazione della collezione, tra le sfide più importanti che ci troviamo a dover affrontare, ritroviamo la necessità di posizionare le nostre stampe in modo rapido e corretto su ciascun modello, poterne verificare immediatamente il risultato e, in caso, modificare quanto necessario per poter ottenere velocemente l’effetto desiderato».
Partendo da questa esigenza, lo scorso marzo è iniziata la collaborazione con Optitex, un partner di tecnologie 2D e 3D che ha implementato insieme ai responsabili della Roberto Cavalli una soluzione specifica chiamata Printed Fabric capace di ottimizzare il processo di progettazione di capi con tessuti stampati.
«La soluzione messa a punto da Optitex – spiega Michele Mazzanti, CAD Manager della maison fiorentina da 3 anni, mentre ci mostra l’assemblaggio di due pezzi e la continuità del disegno in un capo progettato con questa nuova tecnologia – è in grado di simulare l’effetto finale applicando la stampa direttamente nell’ambiente 3D».
Abbiamo quindi chiesto al nostro interlocutore come venisse risolto questo problema prima dell’avvento della soluzione 3D e della funzione Printed Fabric. «Procedevamo artigianalmente, – risponde Mazzanti – costruendo delle bamboline fatte di carta su cui fissavamo con spilli o nastro adesivo l’immagine del tessuto per poter avere un’idea di quale potesse essere il posizionamento corretto della stampa sul nostro modello».
E aggiunge: «In fase di software selection, abbiamo illustrato questa nostra esigenza ad altri fornitori software, ma Optitex è stata quella che meglio ha interpretato le nostre necessità».
Il 3D, una strada dalle prospettive infinite
Ma quale è l’opinione dei nostri interlocutori in merito ai vantaggi che si sono potuti già riscontrare dall’introduzione del 3D? E quali potranno essere gli sviluppi e le possibilità di applicazione già ipotizzabili per il futuro?
«Il problema oggi – dichiara Ottolia – è come far convivere una vocazione artigianale con le esigenze del merchandising e con tempi sempre più stretti. Optitex ci sta sicuramente aiutando in questo senso: la tecnologia implementata in azienda permette internamente di accelerare i processi decisionali, facendo per esempio vedere all’ufficio stile il prototipo virtuale del nuovo modello con quel determinato tipo di stampa».
«Il vantaggio della soluzione – sottolinea invece Mazzanti – è che si tratta di un pacchetto integrato. Per questo motivo, in qualsiasi momento è possibile passare immediatamente dalla visualizzazione 2D a quella tridimensionale e viceversa, e tutte le modifiche impostate intervengono in entrambi gli ambienti. Questa possibilità non è cosa di poco conto e rappresenta un vantaggio incredibile».
«È molto interessante – aggiunge Ottolia – il fatto che la virtualizzazione delle immagini sia ormai entrata nell’uso quotidiano. Questo ci aiuterà a conoscere meglio le potenzialità del 3D e a utilizzarlo come vero strumento di lavoro e non tanto come ambiente software da esplorare per ipotizzare quali eventuali vantaggi ci potrebbe portare in futuro».
«Le possibilità del 3D – afferma Mazzanti – in questo momento per noi sono infinite. È soltanto l’inizio di un percorso che vogliamo fare con Optitex. Si pensa a questa soluzione come un mezzo per fare prototipia e quindi proponendola soprattutto come alternativa che sostituisce o riduce il numero di prototipi reali. Noi abbiamo intravisto un’altra opportunità: a mio parere, il prossimo passo sarà quello di utilizzarla per dare la possibilità ad alcuni nostri clienti di vedere il capo a video, per poi girarsi a guardare il capo appeso, constatando che “virtuale” e “reale” sono perfettamente uguali».
«Sicuramente c’è ancora molto da lavorare, – precisa Ottolia – anche perché i nostri modelli sono molto complessi e quindi avremo occasione di studiare assieme un’evoluzione del sistema 3D. Però già a oggi possiamo dichiararci soddisfatti perché abbiamo già riscontrato risultati concreti».
di Maria Pia Longo